“ C'è nessuno? ”
Silenzio.
Toc toc.
“ C'è nessuno? ”
Ettore avvicinò il naso al vetro verde della casa dei suoi sogni e vide una specie di hobbit avvicinarsi al portoncino. Clic Clac. La sagoma si rivelò essere quella di un bambino.
Un bambino di età indefinibile, tra zero e dieci anni.
“ Ciao.”
Disse la creatura senziente, ancora appesa alla maniglia.
“ Chi sei? ”. Proseguì.
Il fattorino accennò una risposta. Inspirò e... decise di non intrattenere una conversazione.
Passò al dunque: “La tua mamma è in casa?”.
Il bimbo lo fissò per un eterno minuto, poi, fluttuando, abbozzò una risposta.
“ Non c'è.” Punto.
“ Sicuro? ”
“ Sicuro. ”
“ Dovrei lasciarle questo pacco. ”
“ Non puoi. ”
“ Mmmmh, mi pagano per farlo. ”
Silenzio, troppo difficile.
“ Non c'è!”
Il fattorino provò un'altra strada:
“ Papà? ” - Signore aiutami. -
“ Sono al lavoro. Nel box. Costruiscono lampade. ”
Il fattorino ammutolì, poi propose la sua versione della risposta.
“ E'... al lavoro. ”
“ Chi? ”
Rispose il coso, sventolando una mano a bocciolo di fronte al naso dell'uomo,
che, in un grintoso sussurro, replicò, avvicinandosi:
“Il papà! ”
“ Mmmmmh, i papà sono nel... ”
“ ...box, puoi chiamarmene... uno?”
“ No. ” Bum! Porta chiusa. Addio elfo e consegna.
- Naaaa -
Drin drin drin!!!
“ Apri, per favore! ”
Si rese conto che il pacco pesava. Driin! Tanto. Lo poggiò sullo zerbino.
“Rainbow family” - Ah, ecco. Quelli. Culi. Fanno cose strane, fanno figli senza le femmine. - Pensò. Driiiin!!! - Ah, no, no, affittano pance, robe.... Chissenefrega, rispondessero. - Sagome in movimento oltre la soglia.
Clic clac.
“ Buongiorno. ”
Uomo di età certa. Quarant'anni, come da scritta sulla t-shirt.
“ Desidera? ”
“ Dovrei consegnare questo pacco a. sua, a suo... a uno di voi, insomma. ”
“ Insomma? ”
Viso paonazzo. “ Si, insomma, nel senso che...”
“ Si, il senso è chiaro. Cosa devo firmare? ”
“ No, no, mi scusi, non vorrei che avesse frainteso. ”
Era preoccupato. Pensava a quel maledetto comunista del suo capo, che non gli avrebbe mai perdonato una segnalazione da uno di quelli, da un ghei (gente che governa il mondo, insieme agli ebrei, ai gesuiti e ai rettiliani).
“ Guardi, io sono per la libertà... ” Disse, senza riuscire a terminare la frase.
“ Sì, sì, conosco la manfrina: ognuno a casa sua può fare ciò che vuole, c'ho lo zio partigiano, c'ho un amico che conosce un tizio gay, alla fine siete buoni, Michelangelo, Leonardo bla bla bla, ergo: <insomma> - Se ne vada e porti via il cartone. ” Rispose il quasi cliente, grattando la terra con un tacco.
Di male in peggio, pensò il fattorino, disperato.
“ No, si, no. Aspetti. Mi faccia parlare con sua moglie. e. e.e... No, no, no!
Dio fulminami. Adesso.”
Si sentì colpire da un batticarne, rosa.
Non riuscì a fermare la corsa del portoncino, ormai il vero nemico.
Bum!
- Sua moglie, sua moglie, ma come faccio ad essere così pirla? -
Formò un rombo con le mani e ci urlò dentro:
“ Marito! Compagno! Mi apra, per favore! ”
“ S n vd ! ”
Anche senza le vocali, mangiate dalla distanza, il messaggio sembrava chiaro. Si sedette sullo scalino dell'ingresso e mise in fila i fotogrammi della scena. Mosse le dita. Uccise una formica.
Di ghei ne conosceva pochi, non ne frequentava nessuno ed ora sapeva perchè. Permalosi. E quel figlio! Lui non ne aveva. Il Signore non lo aveva ascoltato, malgrado le preghiere, le messe cantate e i pellegrinaggi.
- Questi, invece... Senza madre. La mamma è importante. Certo, anche il papà, ma la mamma è la mamma. Lo dice pure... coso. Ed è mezzo frocio pure lui. Non c'è, mi ha risposto il rospetto. Chissà quanto soffre, povero. Suono di nuovo. -
Clic clac.
Un tizio rosso di capelli si affacciò all'uscio. Ettore girò il collo di tot gradi e lo vide.
Si fissarono. Il tizio spalancò la porta, mostrandogli l'interno della casa.
Lo hobbit gironzolava per il soggiorno con un triciclo di legno, mentre un genitore sfogliava l'Internazionale. Ettore notò che ogni tanto abbassava la pagina per monitorare il bambino e sospirava.
Fissò il roscio con occhi da cucciolo. “ Me lo prende il pacco? ”
Frase infelice. “ Idiota. ”
Continuava a fissarlo. Ghei e rosso di capelli, la cattiveria fatta persona, pensò Ettore.
A quel punto, la sentinella in piedi che si nascondeva nel suo subconscio sentì di dover reagire.
Con garbo:
“ Credete di essere superiori perchè siete diversi? E' una moda! ”
Urlò, avvicinandosi all'irlandese.
“ E 'sta creatura? Cosa risponderete quando chiederà della mamma? Ma vergognatevi, zozzoni. ”
Il mondo si fermò.
Poi il rosso lo allontanò dal suo naso, si grattò il mento e si pronunciò:
“ E' importante, coglione? Il mondo è abitato da un nuovo bambino. La mamma? La dedizione è madre, il resto non conta.”
“ Lei ha figli? ” Aggiunse.
“ No. ” Rispose il fattorino.
“ Non ne faccia. ”
Carezzò con la mano il portoncino e lo spinse, a chiudere ogni dialogo con chicchessia.
Ettore affogò in un mare di mosche.
Sapeva di aver esagerato, “ma quelli...” Sollevò il pacco e si ripromise di chiamare sua madre.
Era sicuro che sua madre lo odiasse, ma l'avrebbe chiamata comunque.