Dottore, è da tanto che aspetto questa visita; mi stendo qui…ah si, mi chiamo Dragan si, ho 19 anni. Si, il mio problema è il sonno, ma non propriamente il sonno, direi, dottore il sogno; se lei potesse darmi qualcosa per non sognare oppure, meglio trasformare il sogno in realtà.
Ora le spiego, con calma si.
Dunque ero li, a Mostar, su quella piccola altura che chiamano, beh, non ricordo, è l’emozione sa….Cecchino? Si, ha indovinato, ero in postazione, cecchino quello il mio ruolo, ero in attesa….
E allora, eccolo, lo vedo arrivare, solo due gambe lunghe, un casco, un bersaglio facile. Rido per la facilità dell’operazione: prendo la mira e, per giunta, lo centro.
Ma, attenzione dottore, il ragazzo, prima di cadere come una betulla troppo fragile, mi guarda. Si, mi guarda diritto negli occhi e vedo che è un ragazzo della mia età, gli sfugge una ciocca di capelli in avanti, e mi sorride. Si, maledizione, mi sorride e io spero di non averlo centrato sul serio, ma no è li immobile, stecchito, senza respiro.
E io…io, mi scusi non piango però tra un po’ forse si, quel sorriso me lo sogno quasi ogni notte. Lui viene avanti, mi prende per mano e mi parla. Mi parla con dolcezza e mi sospinge oltre la curva, verso la sua casa. Mi vuol far conoscere i suoi, la sua mamuska, il padre, i fratellini.
“Siedi” mi dice indicandomi la tavola apparecchiata.
“Mangia, poi andremo in bicicletta, faremo un giro, arriveremo all’altipiano, percio mangia poco, c’è la salita, non sei allenato”. Mi strizza l’occhio e mamuska ride porgendomi la zuppa fumante.
Poi dottore, qualche altra notte arriva sotto le mie finestre con la fisarmonica e mi fa un fischio di richiamo.
“Scendi, si va dalle ragazze, musica prima e poi ballo. La mia bella si chiama Ieleni e ha i capelli lunghi fino alla vita e due occhi…due occhi. Dai, scemo, sbrigati”
E poi…non devo piangere, dottore, devo raccontare, ancora una volta, viene a chiamarmi “Dragon, vieni, senti che caldo, andiamo al fiume, a bagnarci, ho portato anche i panini, dai sbrigati” ed eccoci li a sguazzare felici, spruzzandoci l’acqua, i panini adspettarci sul prato. E lui sorride, sorride….
Dottore, mi aiuti la prego, non piango e vorrei tanto piangere….io non vedo che lui e il suo sorriso, capisce? Lui e il suo sorriso…